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LA CHIRURGIA DELLA TIROIDE OGGI: NEUROMONITORAGGIO

 

Inserto diabete.com 2 giugno 2016

Recenti studi epidemiologici stanno dimostrando che In Italia si eseguono troppi interventi sulla tiroide. In sintesi in Italia, sono state eseguite, nel 2014, 37.217 tiroidectomie, per un totale di 127.734 giornate di degenze con un costo ingente per il SSN. Fortunatamente, il trend è lievemente in decremento rispetto agli anni precedenti (il massimo dato registrato è stato intorno a 40.000).

Se confrontiamo il dato italiano con quello degli Stati Uniti, in cui nello stesso anno si sono eseguite circa 66.000 tiroidectomie (quindi poco più del doppio…), ma con una popolazione residente negli Usa che è circa sei volte superiore (in Italia nel 2014, 60 milioni circa), ci si rende conto che qualcosa da noi non va. Siamo consapevoli che la problematica è complessa, perché vi sono differenze geografiche, di razza, e di prevalenza nelle malattie tiroidee, ma è ovvio che i numeri in qualche modo vanno considerati.

Per quanto attiene al carcinoma tiroideo, le tireidectomie totali (TT) sono state circa 10.000, quindi poco meno di un terzo delle TT è per cancro, tuttavia, nei Centri ad alto volume più del 70% degli interventi è per microcarcinomi, ovvero per tumori molto piccoli con diametro inferiore al cm.

Inoltre, nell’ultimo decennio è divenuto sempre più palese che il carcinoma tiroideo, in generale, e in particolare alcune varianti (come quella follicolare) hanno un comportamento clinico peculiare che li fa differire dagli altri carcinomi. Infatti quelli tiroidei, sono caratterizzati da un’estrema indolenza, ovvero in pratica questi “tumori” non crescono, sono pigri, praticamente dormienti. In altre parole, non infiltrano i tessuti circostanti, non danno metastasi locali o a distanza. Insomma, non fanno danni o non possono causare la morte del paziente. Molte di queste varianti “buone” per anni sono però state considerate e di conseguenza trattate come dei veri cancri, quindi con l’asportazione totale della ghiandola tiroidea, la radioiodioterapia e le conseguenze indesiderate delle cure. Le nuove conoscenze derivate dalla clinica e dalle scienze di base determineranno un cambiamento, nei prossimi anni, nell’atteggiamento chirurgico, che sarà molto meno aggressivo e persino nei casi di bassissimo rischio anche solo “osservazionale”.

Alcuni altri progressi riguardano l’aspetto puramente tecnico della chirurgia tiroidea. Mentre gli ultimi dieci anni sono stati caratterizzati dalla diffusione della chirurgia miniinvasiva e dallo sviluppo di mezzi di sintesi tecnologicamente avanzati (ultrasuoni, radiofrequenza, etc) oggi si va diffondendo, anche in Italia, il neuromonitoraggio, in acronimo IONM (IntraOperativeNeuroMonitoring). La metodica si basa sull’impiego di una tecnologia che consente di identificare e monitorare funzionalmente i nervi laringei (superiore e ricorrente) in maniera da evidenziare o prevenire i danni neurogeni in chirurgia tiroidea e paratiroidea. In alcuni Paesi Europei per es. in Germania, ormai, la quasi totalità degli interventi in questione vengono eseguiti con l’ausilio di questa tecnologia. In Italia, nel 2014 poco più del 10% delle tiroidectomie sono state eseguite con il monitoraggio, comunque, il trend è in lenta ma progressiva crescita. Il neuromonitoraggio rappresenta un utile ausilio in corso di chirurgia tiroidea: una sorta di “airbag” preventivo, un “tutor” che avverte il chirurgo della sofferenza dei nervi coinvolti nella procedura chirurgica. L’allarme avverte l’operatore del pericolo incombente e quindi indica di procedere con maggiore cautela per evitare l’instaurarsi del danno alle corde vocali.

Fonte

Contributo originale del dr. Luciano Pezzullo, Presidente Associazione delle Unità Endocrinochirurgia Italiane (Club delle UEC)